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Vivere online

Da quando è scoppiata la mania per il fenomeno Facebook, osservo con curiosità tutti i movimenti di questo social network e mi sono posta un mucchio di domande, ho sentito molti pareri contrastanti: chi sostiene che non si inscriverà mai e poi mai.. chi, invece, respira attraverso Fb..
È un fenomeno sociale non ci sono dubbi, ed è entrato prepotentemente nella nostra vita e nelle nostre abitudini. Non è difficile approfondire l’argomento, ci sono informazione su internet e non solo. Sociologi, psicologi e antropologi stanno studiando il fenomeno e dalle loro riflessioni possiamo capirci qualcosa in più.
La scoperta più interessante è stata la teoria dei numeri di Dunbar, l’antropologo che afferma che le dimensioni di una vera rete sociale sono limitate a circa 150 membri, fenomeno che è chiamato appunto Numero di Dunbar.
La domanda allora è: le persone che usano facebook o altri social network possono elevare il loro dunbar number? Bè direi che si può, tutto dipende da che tipo di relazioni vuoi avere. Da mancata sociologa dico che secondo me l’età è una fondamentale variabile di controllo per confermare la tesi: più si è giovani più sono alti i contatti, più si matura e più essi vengono selezionati; comunque le eccezioni confermano sempre le regole!
In questa vita online comunichiamo tantissimo, si possono raggiungere i 300 contatti ma poi notare che si parla solo e sempre con gli stessi.. allora Dunbar ha ragione(?)
Personalmente credo che vada preso un po’ con le molle, come un gioco, anche se dobbiamo ammettere che porta via molto tempo e allora mi chiedo: “la produttività”? Nell’era di Brunetta è esplosa la Facebookmania.. rido al pensiero dei tornelli e tutte le minchiate fatte dall’ennesimo nanetto del ns governo.
Altra questione: le energie e il tempo investito su Fb non toglie tempo prezioso da spendere per informarci seriamente, poiché in TV non è quasi più possibile farlo? Ci controllano? Mmm!!
Sicuramente contiene una notevole quantità di dati utili alle indagini demoscopiche, ricerche di mercato.. sondaggi elettorali..

Queste comunque sono le due grosse querelle:

Intimità digitali che creano nuovi modelli di socialità, centinaia di amici che possono aiutarci a conoscere meglio noi stessi e gli altri. Ogni dettaglio della vita reso pubblico online, nessuna privacy.
Non iscriversi a Facebook o lasciarlo: passare ore a modificare il proprio profilo è narcisismo. E ci allontana dagli altri. L'unico modo per tornare alla vita reale è spegnere il computer e uscire di casa.

Di seguito riporto parte dell’articolo letto su Internazionale n. 769:

Che cosa spinge milioni di persone a condividere incessantemente minuto per minuto la propria vita e altrettanti milioni di persone a interessarsi incessantemente minuto per minuto della vita altrui?
Gli scienziati sociali la chiamano “consapevolezza ambientale” e , a quanto pare, è per molti irresistibile.
E’ una specie di consapevolezza estrema del ritmo della vita di qualcuno altro, un ritmo mai conosciuto prima. Si può sapere quando un contatto sente le prime avvisaglie di un raffreddore e poi scopre di avere la febbre e poi, dopo qualche ora, si sente meglio. Oppure si può sapere chi sta avendo una pessima giornata al lavoro, quali siti sta visitando (con il tumblr) dove si trova fisicamente o cosa sta pensando o se si sta facendo un panino.
Il paradosso della consapevolezza ambientale è che ogni piccolo aggiornamento, ogni singolo bit di informazione sociale è insignificante di per sé, anche estremamente superficiale talvolta. Ma prese tutte insieme, nel tempo, queste microinformazioni diventano un ritratto sorprendentemente sofisticato della vita altrui, fornendo la possibilità di un’esperienza psicologica interpersonale del tutto inedita.
Nel mondo reale nessuno telefonerebbe a qualcuno per dettagliargli il fatto che sta mangiando un panino o che sta visitando un certo sito internet o che si trova in biblioteca. L’informazione così minuta e in tempo reale si trasforma in una sorta di lettura della mente a distanza. E’ come se ogni contatto avesse una sorta di display collocato sulla fronte.
Ma c’è di più. Se leggo su twitter che un contatto del mio gruppo sta andando al bar o sta pianificando di andare a un concerto, posso decidere di imitarlo e/o di raggiungerlo.
E se lo incontro faccia a faccia è come se non fosse mai stato veramente lontano da me. Non c’è bisogno di chiedergli “cosa hai fatto oggi?” perché lo sai già.
Si finisce per realizzare un legame sociale spesso più intimo di quello che si ha con certi familiari o amici con cui ci si sente qualche volta al mese. Di essi non si conoscono dettagli come una recente emicrania di tre giorni, e non si riesce a esordire con nonchalance con un “come ti senti oggi?”
Ma c’è un limite al numero di persone con cui si può instaurare una forma di “amicizia” del genere? Ci sono facebooker con centinaia di amici!
In realtà le persone sembrano mantenere pressocchè inalterata nel numero la loro cerchia di amici intimi, benchè il contatto incessante renda i legami incommensurabilmente più ricchi.
Ciò che si accresce a dismisura è il numero dei conoscenti, persone che si sono incontrate a un congresso, vecchi amici del liceo o persone incontrate a una festa.
Prima dell’avvento di queste applicazioni di social network questi legami deboli e transitori si spezzavano facilmente e uscivano rapidamente dall’attenzione e dalla vita delle persone. Stabilito un contatto su Facebook invece, questi fortuiti incontri del destino cominciano a esistere, per di più in una forma inedita ed estremamente saliente e finiscono per non essere più perduti.
E questo, si capisce, è bello e utile. Aumenta la nostra capacità di risolvere i problemi per esempio. Si metta il caso di star cercando un nuovo lavoro. Nella cerchia di amici può non esserci nessuno in grado di aiutarci, ma un conoscente con cui è vivo un legame tecnologico su facebook può aiutarci eccome.
Un altro aspetto importante da un punto di vista psicologico, e che spiega come possa essere possibile seguire anche centinaia di persone al giorno, è il fatto che l’update di un facebook o di un twitter non è come una mail, che è rivolta specificamente a noi e richiede il 100% della nostra attenzione, che dobbiamo aprire e valutare, e a cui, nella maggior parte dei casi, dobbiamo rispondere.
Gli update di Facebook sono tutti visibili in una singola pagina e non sono realmente diretti a noi. Questo li rende simili ai titoli dei giornali. Puoi leggerli oppure no.

Mediatiamo

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